Vi lascio il link al post in cui ho riassunto le due puntate di cui al titolo.
http://www.orsettipadani.org/forum/topic.asp?TOPIC_ID=1453
venerdì 20 giugno 2008
mercoledì 18 giugno 2008
Filastrocche della pappa
"Filastrocche della pappa" è un simpatico libricino edito dalla Giunti Kids, formato poco più che tascabile, a cura di Maria Agnese Mignani (anche se in redazione compare una certa Micaela Vissani il cui nome è semplicemente una garanzia in fatto di cucina!). Coloratissimo, ricco di simpatiche illustrazioni pastellose, in ogni pagina dipinge in rima in maniera lieve ed accattivante un motivo a sfondo culinario: un topolino goloso di formaggio, i colori in cucina, un piccolo diverbio fra pentole e padelle, o ancora i capricci di un bambino che rifiuta gli ortaggi.
E' un libro che abbiamo letto e riletto ai nostri bambini, e che suscita sempre entusiasmo e piccole domande e riflessioni. Vi propongo la filastrocca dal titolo "Non voglio la verdura" che dedico in particolare al mio piccolo Enrico, gran divoratore di cosciotti d'agnello, salsicce, pollo e arrosti ma un poco schifiltoso nei confronti della verdura. Perché rifletta, e con lui i bambini del suo stesso stile, su quanto è buona ed importante una carotina, ogni tanto.
NON VOGLIO LA VERDURA
Tommaso non voleva
mangiare la verdura
e fargliela assaggiare
sembrava impresa dura.
-Puah, che roba è questa?-
diceva disgustato.
-Io voglio le polpette,
la salsiccia e lo stufato.
Mi piaccion le bistecche,
alte almeno quanto un dito,
con agnello, cotolette
ed il misto di bollito!
Finì poi che con il vizio
di mangiare solo quello,
gli spuntò di punto in bianco
un codino da vitello!
venerdì 23 maggio 2008
Puntata del 17/5: gli asparagi
Sperando di farvi cosa gradita, vi riporto l'estratto delle puntate del piccolo spazio "Pappapronta" che conduco ogni sabato mattina alle 9:45 in diretta telefonica e con sottofondo di poppanti festosi :-) all'interno del programma "Maramao" di Ilariamaria, su Radio Padania Libera. La puntata precedente era stata dedicata alla festa della mamma e si era parlato di una delicata torta di fragole e caprino (trovate la ricetta qui). Vi ricordo che per seguirci potete collegarvi al sito di RPL e ascoltare la radio con Mediaplayer cliccando qui oppure cercando RPL nelle frequenze delle vostre regioni, cliccando qui. Potete anche venirci a trovare direttamente sul forum degli Orsetti Padani!
***GLI ASPARAGI***
Bambini, sapete cosa sono gli asparagi?
Sono dei germogli (il nome stesso di asparago deriva dalla lingua greca e rimanda all'idea di “germoglio”, anzi di... qualcosa non ancora germogliato) o meglio, piante di cui si mangiano i germogli e si raccolgono proprio in questa stagione.
Sapete di che colore possono essere? Bianchi, rosa o verdi. Gli asparagi verdi germogliano fuori dalla terra, alla luce, quindi diventano vedi come le piante e sono i più teneri in assoluto; quelli bianchi invece vengono fatti germogliare sottoterra, hanno una casetta al buio come le talpe, quindi rimangono così, bianchi. Quelli rosa o violetti possono vedere la luce da un buchino e così la punta diventa violetta. Sia gli asparagi verdi sia quelli bianchi sono un po’ più duretti perché sono una via di mezzo fra una radice e un germoglio, quindi devono essere pelati per poter essere cotti e mangiati. Nel Nord dell’Europa sono più noti quelli bianco-violetti, mentre nel sud sono consumati soprattutto quelli verdi.
In Padania siamo rinomatissimi per i nostri asparagi! ve ne elenco solo alcuni fra i più famosi, a seconda delle varietà.
Violetto: Cantello (Va), varietà Argenteuil (ehehe, sono informatissima... ce li ho dietro l'angolo, anzi proprio in questi giorni c'è stata la sagra!) e Albenga (Riviera Ligure di Ponente), addirittura un presidio Slowfood
Bianco: Bassano del Grappa e Cimadolmo: ma tutto il Veneto è famoso per i suoi asparagi
Verde: Altedo, che è in provincia di Bologna, ma lo si produce anche in provincia di Ferrara. Più che un asparago, una lancia da condottiero dei romanzi cavallereschi, insomma!
Ora, dovete sapere che gli asparagi sono molto difficili da coltivare: ci vogliono tecniche molto particolari, molto tempo e pazienza. Non per niente presso gli antichi Romani era considerati il re degli ortaggi, il cibo degli imperatori. E’ questo il motivo per cui nella difficilissima agricoltura del Medioevo -so che entrare in questioni storiche è difficile per voi piccolini... diciamo dai millecinquecento ai cinqucento anni fa! -furono totalmente dimenticati e furono riscoperti solo tanti secoli più tardi, dal 1400 in poi.*
I nonni forse vi avranno raccontato che esistono anche gli asparagi selvatici, e a seconda delle diverse zone della Padania dove vivete vengono chiamati in maniera diversa. Gli ortisoni o voltisoni sono i germogli degli asparagi selvatici (quella che in toscano è l'asparagina), che crescono nei boschi, ai bordi delle strade, nelle zone incolte, steppose, mentre i bruscandoli sono i germogli del luppolo selvatico e i bruschi sono i germogli del pungitopo (attenzione, però: nella regione Lombardia non si possono raccogliere perché sono una specie protetta, e anche anche in altre zone). Quelle che vi ho elencato sono tutte erbe che venivano usate al posto degli asparagi in cucina e sono proprio quelle che venivano raccolte dalle nostre nonne, che ce le facevano nel risotto o nella frittata o anche nella minestra. le nonne sapevano riconoscdere benissimo le erbe spontanee. Noi, invece, abbiamo un po' perduto questa importante cultura orale, e così quando andiamo in campagna è meglio sempre affidarsi a qualche persona esperta se vogliamo raccogliere i prodotti del bosco, dato che è facile confondersi e anche purtroppo raccogliere erbe o frutti velenosi benché molto belli e di colori vivaci ed invitanti.
In particolare, suando passeggiamo per le strade di campagna capita in questa stagione, da aprile a giugno, di vedere dei germogli di una pianta rampicante che si attorciglia attorno agli altri alberi. E’ la pianta del luppolo selvatico e i suoi germogli sono gli asparagi selvatici per definizione. Nei vari dialetti padani si chiamano in maniera diversa: bruscandoli in veneto, luartis o luvertis in lombardo occidentale, vartìs nel pavese, luirtìs a Cremona, urtizzon in Friuli, luvertin o livertin o luertin in piemontese… Aggiungete voi quelli che mancano!
A questo punto è arrivato il momento della ricetta. Vi è venuta voglia di un bel risottino, anche invogliati dal freschino di questi giorni, vero?
Fate pulire alla mamma gli asparagi che avete scelto: osservatela mentre taglia la parte tutta bianca, poi divide la punta (il germoglio) dal gambo. Affetta il gambo a cubetti e lo fa rosolare in una padellina con una cipollina affettata e un po’ di burro, lo copre di acqua e un po’ di sale e lo fa cuocere fino ad intenerirlo, diciamo per 18, 20 minuti a seconda della varietà, poi lo frulla con un goccino di latte e lascia lì. Nel frattempo prepara il risotto: un bel soffrittino di cipollina, burro e un goccio d'olio - altrimenti il burro "fuma", come mi disse un cuoco nostrano anni fa-, poi butta il riso, lo tosta, lo sfuma con un bicchiere di vino bianco, aggiunge il brodo mestolo per mestolo e lo porta a cottura lasciandolo bene morbido (all’onda). Alla fine lo manteca con burro e grana e unisce il passatino di asparagi, mentre le punte ve le lascia per decorarlo come più vi paice: potete farci dei capelli per un pagliaccio che abbia occhi di carota e sorriso di prosciuttino.
Finaimo con una pappa con gli asparagi (dai 7 mesi in su, adatta al periodo dello svezzamento).
Servono 200 g di patate, 6 o 7 asparagi. Peliamo le patate, mondiamo gli asparagi. Lessiamoli insieme (la patata a pezzetti, gli asparagi a tocchetti) con un pizzichino di sale per venticinque minuti. Passiamo al passaverdura, conservando il brodo, poi mettiamo nel piattone un mestolo di brodo e tre-quattro cucchiai di passata. Aggiungiamo il formaggino (o meglio ancora della robiola o del caprino nostrano), un filo di olio, la crema di riso nella quantità indicata dal pediatra oppure altri cereali (mais e tapioca o semolino se già consentito l'uso del glutine) e... buon appetito al nostro poppante golosone!
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Laura
http://www.pappapronta.blogspot.com/
http://www.daisettelaghi.blogspot.com/
***GLI ASPARAGI***
Bambini, sapete cosa sono gli asparagi?
Sono dei germogli (il nome stesso di asparago deriva dalla lingua greca e rimanda all'idea di “germoglio”, anzi di... qualcosa non ancora germogliato) o meglio, piante di cui si mangiano i germogli e si raccolgono proprio in questa stagione.
Sapete di che colore possono essere? Bianchi, rosa o verdi. Gli asparagi verdi germogliano fuori dalla terra, alla luce, quindi diventano vedi come le piante e sono i più teneri in assoluto; quelli bianchi invece vengono fatti germogliare sottoterra, hanno una casetta al buio come le talpe, quindi rimangono così, bianchi. Quelli rosa o violetti possono vedere la luce da un buchino e così la punta diventa violetta. Sia gli asparagi verdi sia quelli bianchi sono un po’ più duretti perché sono una via di mezzo fra una radice e un germoglio, quindi devono essere pelati per poter essere cotti e mangiati. Nel Nord dell’Europa sono più noti quelli bianco-violetti, mentre nel sud sono consumati soprattutto quelli verdi.
In Padania siamo rinomatissimi per i nostri asparagi! ve ne elenco solo alcuni fra i più famosi, a seconda delle varietà.
Violetto: Cantello (Va), varietà Argenteuil (ehehe, sono informatissima... ce li ho dietro l'angolo, anzi proprio in questi giorni c'è stata la sagra!) e Albenga (Riviera Ligure di Ponente), addirittura un presidio Slowfood
Bianco: Bassano del Grappa e Cimadolmo: ma tutto il Veneto è famoso per i suoi asparagi
Verde: Altedo, che è in provincia di Bologna, ma lo si produce anche in provincia di Ferrara. Più che un asparago, una lancia da condottiero dei romanzi cavallereschi, insomma!
Ora, dovete sapere che gli asparagi sono molto difficili da coltivare: ci vogliono tecniche molto particolari, molto tempo e pazienza. Non per niente presso gli antichi Romani era considerati il re degli ortaggi, il cibo degli imperatori. E’ questo il motivo per cui nella difficilissima agricoltura del Medioevo -so che entrare in questioni storiche è difficile per voi piccolini... diciamo dai millecinquecento ai cinqucento anni fa! -furono totalmente dimenticati e furono riscoperti solo tanti secoli più tardi, dal 1400 in poi.*
I nonni forse vi avranno raccontato che esistono anche gli asparagi selvatici, e a seconda delle diverse zone della Padania dove vivete vengono chiamati in maniera diversa. Gli ortisoni o voltisoni sono i germogli degli asparagi selvatici (quella che in toscano è l'asparagina), che crescono nei boschi, ai bordi delle strade, nelle zone incolte, steppose, mentre i bruscandoli sono i germogli del luppolo selvatico e i bruschi sono i germogli del pungitopo (attenzione, però: nella regione Lombardia non si possono raccogliere perché sono una specie protetta, e anche anche in altre zone). Quelle che vi ho elencato sono tutte erbe che venivano usate al posto degli asparagi in cucina e sono proprio quelle che venivano raccolte dalle nostre nonne, che ce le facevano nel risotto o nella frittata o anche nella minestra. le nonne sapevano riconoscdere benissimo le erbe spontanee. Noi, invece, abbiamo un po' perduto questa importante cultura orale, e così quando andiamo in campagna è meglio sempre affidarsi a qualche persona esperta se vogliamo raccogliere i prodotti del bosco, dato che è facile confondersi e anche purtroppo raccogliere erbe o frutti velenosi benché molto belli e di colori vivaci ed invitanti.
In particolare, suando passeggiamo per le strade di campagna capita in questa stagione, da aprile a giugno, di vedere dei germogli di una pianta rampicante che si attorciglia attorno agli altri alberi. E’ la pianta del luppolo selvatico e i suoi germogli sono gli asparagi selvatici per definizione. Nei vari dialetti padani si chiamano in maniera diversa: bruscandoli in veneto, luartis o luvertis in lombardo occidentale, vartìs nel pavese, luirtìs a Cremona, urtizzon in Friuli, luvertin o livertin o luertin in piemontese… Aggiungete voi quelli che mancano!
A questo punto è arrivato il momento della ricetta. Vi è venuta voglia di un bel risottino, anche invogliati dal freschino di questi giorni, vero?
Fate pulire alla mamma gli asparagi che avete scelto: osservatela mentre taglia la parte tutta bianca, poi divide la punta (il germoglio) dal gambo. Affetta il gambo a cubetti e lo fa rosolare in una padellina con una cipollina affettata e un po’ di burro, lo copre di acqua e un po’ di sale e lo fa cuocere fino ad intenerirlo, diciamo per 18, 20 minuti a seconda della varietà, poi lo frulla con un goccino di latte e lascia lì. Nel frattempo prepara il risotto: un bel soffrittino di cipollina, burro e un goccio d'olio - altrimenti il burro "fuma", come mi disse un cuoco nostrano anni fa-, poi butta il riso, lo tosta, lo sfuma con un bicchiere di vino bianco, aggiunge il brodo mestolo per mestolo e lo porta a cottura lasciandolo bene morbido (all’onda). Alla fine lo manteca con burro e grana e unisce il passatino di asparagi, mentre le punte ve le lascia per decorarlo come più vi paice: potete farci dei capelli per un pagliaccio che abbia occhi di carota e sorriso di prosciuttino.
Finaimo con una pappa con gli asparagi (dai 7 mesi in su, adatta al periodo dello svezzamento).
Servono 200 g di patate, 6 o 7 asparagi. Peliamo le patate, mondiamo gli asparagi. Lessiamoli insieme (la patata a pezzetti, gli asparagi a tocchetti) con un pizzichino di sale per venticinque minuti. Passiamo al passaverdura, conservando il brodo, poi mettiamo nel piattone un mestolo di brodo e tre-quattro cucchiai di passata. Aggiungiamo il formaggino (o meglio ancora della robiola o del caprino nostrano), un filo di olio, la crema di riso nella quantità indicata dal pediatra oppure altri cereali (mais e tapioca o semolino se già consentito l'uso del glutine) e... buon appetito al nostro poppante golosone!
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Radio Padania
sabato 3 maggio 2008
Pappapronta su Radio Padania!
E' trascorso un po' di tempo dall'ultimo post su queste pagine ma come già preannunciato su "Una mamma e sette laghi", da sabato 3 maggio siamo "in onda" in un piccolo spazio su Radio Padania Libera con una ricetta alla settimana e così l'occasione è ghiotta per rimpolpare il blog! Ecco la ricetta che ho presentato ieri mattina agli amici radiofonici nella puntata "zero" e che mi fa piacere condividere con voi lettori del blog. Si tratta di Biscotti faccina o, meglio, Biscottini smiles adatti per una robusta colazione di festa o come divertente merenda. Sono una variazione sul tema degli occhi di bue, una ricetta ormai divenuta un classico della pasticceria internazionale ma che affonda le sue radici nei dolci tipici di alcune regioni italiane, fra cui la Sardegna e il Trentino.
Realizzarli è davvero semplice: basta preparare una *frolla di base con 500 g di farina (oppure due parti di farina e una di amido, fecola, frumina o anche maizena: si trovano in commercio farina già opportunamente tagliate), 200 g di burro freddo di frigo e a pezzetti, un uovo, 175 g di zucchero e una bustina di vanillina (eventualmente un goccio di latte freddo se l'impasto fosse un po' duretto da lavorare): sia che si usi l’impastatrice o meno, appena formato il cosiddetto “briciolame” si deve fare la palla più in fretta possibile per non scaldare troppo l’impasto lavorandolo; quindi lo si dividerà in due parti uguali e in una parte si amalgamerà un cucchiaio di cacao amaro in polvere. Le due parti si porranno in frigorifero a rassodare per un’ora circa, protette dalla pellicola trasparente, dopodiché si stenderà la parta nera sul piano leggermente infarinato, a circa mezzo cm di altezza, e se ne ricaveranno dei tondi di circa 5 cm di diametro, che si cuoceranno per una ventina di minuti a 180 C° su teglia preferibilmente foderata di carta forno.
La seconda sfoglia, quella bianca, sarà stesa alla stessa maniera della prima e se ne ricaveranno altrettanti tondi che andranno bucati con il coperchio di un burrocacao per fare gli occhietti. Si incideranno infine anche i sorrisi con un coltellino (meglio fare quest’operazione dopo aver già adagiato i biscotti nella teglia di destinazione perché una volta intagliati sono molto fragili) e si cuoceranno anche questi come i primi. Una volta raffreddati, si accoppieranno i biscotti neri e bianchi con del cioccolato fondente fuso e si lasceranno asciugare per qualche ora.
*La ricetta per gli occhi di bue prevede una frolla più fine e più burrosa, e assolutamente la presenza dello zucchero a velo. Quella di Porzia Losacco, gentile signora di Bari, alla quale mi ispiro, virtuosa dell'arte e della decorazione dolciaria, prevede le dosi che ho indicato sopra tranne per il burro, che aumenta a 250 g, e lo zucchero, che riduce a 150 g (tutto a velo).
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sabato 26 gennaio 2008
Torta di mele al caffé
In casa mia non vanno molto le torte di mele: è soprattutto Enrico, il più grande (7 anni ad aprile) che non ama il gusto delle mele cotte, mentre Stefano, il piccolo di tre anni invece le adora. Ogni tanto, così, le ripropongo con qualche variante, soprattutto per merenda: chissà mai che alla fine non ci si abituino un po' tutti... Ad ogni modo le torte in casa mia finiscono sempre al massimo nel giro di un paio di giorni. Al limite si offrono a qualche amica in visita o si portano alle mamme mia amiche della Scuola dei bambini...
***Torta di mele al caffè***
Prepara una tortiera da 24 cm di diametro, imburrata e infarinata.
Separa gli albumi da 4 uova e montali a neve. I tuorli invece vanno montati in una ciotola ampia con 200 g di zucchero di canna e una tazzina di caffé ristretto, raffreddato.
Aggiungi 250 g di farina 00 setacciata con una bustina di lievito e 100 g di olio di semi. Riprendi a montare per un pochino. incorpora due mele tagliate a fettine sottili e profumate di cannella in polvere, versa l'impasto nella tortiera e in superficie distribuisci una melina più piccola sempre a fettine, cospargendo con due cucchiai di zucchero di canna. Inforna a 170 C° per un'ora: ci vuole tutta.
giovedì 24 gennaio 2008
Yogurt casalingo
Avevamo già parlato qui di yogurt casalingo ma oggi Marina Braito ha segnalato sul forum di Cucinait una pagina interessantissima per chi vuole produrlo in casa e così ve la riporto anch'io: non c'è niente di meglio di un ottimo yogurt casalingo per star meglio dopo i malanni di stagione (specie se gastrointestinali...)
http://www.e-bio.it/ricette/ricetta.php?ricetta=yogurt/yogurt
http://www.e-bio.it/ricette/ricetta.php?ricetta=yogurt/yogurt
lunedì 21 gennaio 2008
Ciambella allo yogurt e marmellata di arance
E' davvero tanto tempo che non aggiorno questa pagina.
L'influenza ha colpito clamorosamente tutta la famiglia e a ripetizione. Con i bambini ammalati non si riesce a far molto, ma qualche novità per colazione in casa mia cerco di non farla mai mancare: chi ben inizia è già a metà dell'opera, e cominciare con una buona prima colazione assicura energia per tutta la giornata!
Spulciando il bel blog di Gathina (utilissimo per chi ha problemi di celiachia) mi ero imbattuta in una ciambella alla marmellata molto gustosa.
Dovete sapere che però i miei sono appassionati di torte allo yogurt e così per accontentarli anche stavolta ho deciso di prendere in prestito l'idea di Gathina dando una ritoccatina alla mia torta.
Il risultato è stato una ciambella morbida e profumata alle arance.
***CIAMBELLA ALLO YOGURT E MARMELLATA DI ARANCE***
3 uova-270 g di zucchero-200 g di farina e 100 di fecola-una bustina di lievito-150 g di marmellata di arance amare e un vasetto di yogurt bianco (il mio è casalingo)- un vasetto di olio di semi
Montare i tuorli con lo zucchero, quindi incorporare gli altri ingredienti (lo yogurt va frullato con la marmellata) e ricominciare a montare. Unire solo per ultimi gli albumi a neve.
Per la tortiera, ottimale sarebbe quella da 28 a ciambella. Siccome non è facile trovarla e non ce l'ho nemmeno io, ne ho usata una da 26 e il resto dell'impasto l'ho utilizzato per una tortierina da 10 cm. Al limite la prosisma volta cercherò di vedere se viene bene anche la torta intera da 26 ma credo non ci siano problemi.
In forno a 170°C, non di più, per circa un'ora.
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